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venerdì 20 novembre 2009

IMMAGINARIA TRIPARTIZIONE

Il "voler bene" è viziato dall'immaginaria tripartizione del tempo in passato, presente e futuro e questo forma fenomeni come: nostalgia, attaccamento al passato, aspettative, "vagare della mente tra passato e futuro"… Quando è integralmente Amore, la consapevolezza non immagina la tripartizione del tempo ed è esente dai fenomeni appena elencati. L'Amore è libero dal condizionamento ("psicologico") del tempo. È piena consapevolezza dell'Attimo presente.
Affinché il grigiore del "voler bene" si dissolva nella "Luce" dell'Amore, bisogna abbandonare l'attaccamento al passato e al futuro in favore della presenza integrale ora-qui.

TRASFORMARE LA MENTE E LA QUOTIDIANITÀ

Alcuni sono convinti di non poter divenire con qualità, perché immaginano di esistere in condizioni non abbastanza idonee. Tra le ragioni principali di questa convinzione c'è l'idea di non avere tempo da dedicare alla consapevolizzazione, perché si immagina che la vita spirituale sia incompatibile con la quotidianità, poiché non si sa come utilizzarla per maturare la consapevolezza, come trasformarla in ambito consapevolizzante.

La convinzione di non poter consapevolizzarsi a causa delle circostanze fa comodo ai segmenti di mente ostili al divenire veritiero, che la utilizzano per far cercare e trovare ad altri segmenti mentali giustificazioni per non consapevolizzarsi.

Ci sono condizioni di vita più benefiche di altre per la crescita della consapevolezza, ma è bene che la mente consideri che:

- gli avvenimenti, i luoghi, gli incontri, i problemi, le emozioni, i pensieri…, avvengono nella mente (che li percepisce e interpreta);

- consapevolizzandosi, migliora la qualità dei propri processi che lei stessa definisce vita quotidiana, perché aumenta la capacità di rendere le condizioni di vita opportunità consapevolizzanti, di trasformare i processi nocivi in benefici. 

IDENTITÀ IMMAGINATA E CRISI DI IDENTITÀ

L'identità immaginata è la base sostanziale di crisi d'identità (esistenziali), sensi di insicurezza, depressione, tristezza, insoddisfazione, frustrazioni, sensazione di non essere completi, di non avere una vita compiuta, di non realizzazione..., che sono una logica conseguenza dell'ignorare la Reale Identità. Ignorare il Sé Reale è la crisi di identità/esistenziale primaria.

La vita sotto falsa identità (sotto falso nome) per nascondersi è in genere frustrante, ma ancora più lo è la vita che ignora la Reale Identità. Il vivere sotto falso nome, da fuggitivo, è soltanto un nascondere le mere generalità ufficiali, relative primariamente al corpo fisico: data di nascita, luogo di residenza, altezza, segni particolari... La vita ottenebrata dall'identità immaginata si cela invece la Verità che in Realtà Si Sussiste Assoluti, che è il nascondere Se Stessi Dio a se stessi individuo.

È comunque molto difficile che la mente non abbastanza consapevole comprenda a fondo che le crisi d'identità (esistenziali), le frustrazioni, la depressione, l'insoddisfazione… derivano sostanzialmente dall'ignorare Se Stessi Assoluto. Per di più, percepisce soltanto parzialmente la propria sofferenza, perché ne è assuefatta e ignora il BenEssere dell'Esistenza Illuminata.     

ABBANDONARSI ALLA REALE IDENTITÀ

Abbandonandoci alla Reale Identità (Sé, Assoluto, Realtà, Dio) ci abbandoniamo a Noi Stessi Dio. L'abbandonarsi dell'individuo alla Reale Identità è una modalità del suo governarsi beneficamente, per maturare l'Esistenza illuminata.

La Reale Identità Sussiste Origine di ogni individuo e in una certa misura siamo tutti abbandonati a Lei. Si è sempre nelle mani di Dio. L'abbandonarsi significa quindi soprattutto l'intenzione di farlo in maggior misura, seguito da un abbandono più rilevante, il che comporta anche il tendere, conscio o inconscio, a conoscere la propria illusorietà individuale e Dio come unica Realtà e Reale Identità.

Abbandonandosi alla Reale Identità, si stimola direttamente la maturazione di uno dei tre approcci fondamentali al divenire veritiero, l'abbandonarsi a Dio, la via dell'Amore, il percorso della devozione.

IMMAGINARIA SEPARAZIONE

Quando "vuole bene", l'individuo immagina la separazione tra soggetto e oggetto. Quando Ama sperimenta l'effettiva unità dei cosiddetti soggetto e oggetto ed è consapevole che si tratta di due suoi aspetti, inscindibili tra loro e da lui. L'Amare è anche percezione unitaria. La consapevolezza che è integralmente Amore sperimenta la (propria) "dualità" in modo unitario, mentre quella che "vuole bene" sperimenta la (propria) sostanziale unità come se fosse dualità.

Quando "vuole bene", la consapevolezza percepisce l'immaginaria separazione del mondo esteriore da quello interiore, quando Ama no. Tutto ciò che è sperimentato fa parte della consapevolezza, sono sempre suoi segmenti che percepiscono se stessi e altri suoi segmenti. La consapevolezza che Ama è consapevole che il tempo, lo spazio e l'universo avvengono in lei.
Maturando la capacità di Amare accresce la cognizione che sia il mondo interiore sia quello che prima percepiva e definiva come esteriore
, sono suoi aspetti. La convinzione errata che il secondo si trovi fuori è primariamente una conseguenza dell'identificazione con il corpo fisico, io sono il corpo e ciò che è esterno al corpo è fuori di me.

martedì 10 novembre 2009

CHI SONO IN REALTÀ?

IL QUESITO FONDAMENTALE: CHI SONO IN REALTÀ? - QUAL È LA REALE IDENTITÀ?

Io è uno dei concetti potenzialmente più fuorvianti, forse quello dal potenziale più deviante, ma utilizzato in modo illuminante (consapevolizzante) diventa un'indicazione molto utile, per neutralizzare l'identità immaginata e per accrescere la consapevolezza riguardo alla Reale Identità.

Quante volte ho riflettuto profondamente su cosa significa io?, o più precisamente: Quante volte questa mente (la mente che si sta ponendo questa domanda, non Io Reale Identità) ha riflettuto profondamente su cosa intende con il concetto io?

A chi o cosa si riferisce questa mente quando utilizza la parola io ovvero a chi o a cosa si riferiva quando l'ha utilizzata?

Con il termine io si riferisce all'entità immaginaria "se stesso" (identità immaginata), oppure al corpo fisico, a un ruolo o a cos'altro?

L'io cui si riferisce è sempre eguale o cambia costantemente?

Questa mente conosce veramente la Reale Identità oppure immagina che l'identità immaginata sia il sé reale?

Chi sono in Realtà (io)? - Qual è Reale Identità?

Riflettere in modo illuminante sul significato del concetto io è una meditazione di eccelso valore, destinata alla mente che ha il coraggio necessario per scoprire che l'io inteso come identità immaginata è un'entità completamente immaginaria, un insieme di concetti ingannevoli formanti un fallace "se stessi".

IL CONCETTO IO

Il termine io è l'espressione concettuale primaria e generalizzata e generalizzante relativa all'identità immaginata e all'individuo. Generalizzata, anche perché la mente pensa o dice io meccanicamente e molto spesso, senza quasi mai riflettere sul suo significato. Generalizzante, anche perché la sistematicità dell'utilizzo di questo concetto concorre a celare il vero individuo (divenire, vita), la Vera Identità e la Reale Identità dietro ad un generico e abbagliante io. L'abbaglio falso io (identità immaginata) deve dissolversi perché possa emergere la conoscenza sul vero individuo, sul Vero Io (Totalità) e sull'Io Reale (Assoluto).

Per la singola mente ogni concetto vale il significato che gli attribuisce. In questo, il termine io non differisce da altre parole, ma è particolare anche perché i punti di (non) riferimento su cui si basa il suo significato sono talmente tanti e mutabili, che il valore di io cambia praticamente con ogni situazione, pensiero ed emozione. Il fenomeno identità immaginata è talmente ampio e mutabile, che la mente mediamente consapevole lo ignora in grandissima parte. Utilizza il concetto io per definire un qualcosa che lei stessa conosce soltanto molto parzialmente. Si tratta di una particolare forma di ignoranza. Oltre ad ignorare il vero individuo, il Vero Io e l'Io Reale, la mente conosce molto parzialmente e in modo distorto anche l'identità immaginaria, il "sé" che certamente non è né il sé (vero individuo) né il Sé Vero (Vera Identità) né il Sé Reale (Reale Identità), anche se moltissime menti presuppongono o sono convinte che si tratti proprio del sé reale.

UNITÀ E MOLTEPLICITÀ

Chi vuole risolvere i problemi sostanziali e migliorare la qualità della vita (maturare la consapevolezza), non deve preoccuparsi della (apparente) molteplicità, ma occuparsi di scoprire l'Unità.

Occuparsi di consapevolizzare l'Unità non significa "fuggire dalla vita pratica", non affrontando le concrete questioni quotidiane. Vuole dire rendersi sempre meno ebbri di emozioni nocive e di pensieri superflui. La mente sobria può certamente creare un percorso vitale più qualitativo di quella alterata da processi poco illuminati. Più è consapevole dell'Unità, maggiore è la qualità delle sue emozioni e dei suoi pensieri, migliori sono le sue soluzioni.
La vita che conosce la propria Origine è un'ottima medicina per se stessa. La vita inconsapevole dell'Unità si sperimenta in modo falsato, anche perché immagina la (presunta) separazione e così crea confusione, conflitti e malessere. Tra l'altro, spesso è tanto assuefatta a questi processi nocivi da notarli soltanto in minima parte.

MENTE E DESTINO

La mente pienamente consacrata alla (Ricerca della) Reale Identità può trascendere ogni ostacolo per Divenire del tutto. Quella non abbastanza consapevole è invece creatrice del destino avverso e lo è lei stessa. Per la mente poco consapevole "tutto" è predestinato, quella in via di consapevolizzazione trascende il destino, mentre la mente Divenuta del tutto ha trasceso ogni destino.

LA VITA È (SE STESSA)

Molti sono convinti di vivere la vita e addirittura che chi la vive ("loro stessi") sia reale, il sé reale. Questa fantasia è una conseguenza dell'esistenza dell'identità immaginata (falso individuo) e dell'identificazione con il corpo fisico, le emozioni e i pensieri, per cui si formano concetti come: (io) vivo, (io) sento, (io) mangio, (io) parlo, (io) vedo…, relativi all'idea di essere colui che vive, sente, mangia, parla, vede…

L'individuo non è il sé reale e non vive la vita, è la vita stessa. Sentire, mangiare, parlare, vedere…, sono processi della vita, segmenti dell'individuo.

La presenza dell'identità immaginata fa sembrare che a vivere, sentire, mangiare, parlare, vedere… sia un soggetto particolare e, forse, indispensabile per lo svolgersi della vita. Invece, l'identità immaginata è soltanto un soggetto immaginario, del quale non soltanto la vita può fare a meno, ma anzi, è integrale soltanto quando lui non c'è. La vita è di per sé un'entità e non ha bisogno di qualcuno che la viva.

Durante la Consapevolezza integrale, non c'è un qualcuno ("identità immaginata") che immagina di vivere, c'è semplicemente la vita integrale. Non c'è la vita concettualizzata (io) vivo, (io) sento, (io) mangio, (io) parlo, (io) vedo…, ma esiste semplicemente la vita, il sentire, il mangiare, il parlare, il vedere…, la vita vive pienamente se stessa, più precisamente è compiutamente se stessa. La vita è un'illusione e l'inganno che ci sia qualcuno che la vive è un abbaglio, un'illusione nell'illusione.

L’AMORE È EQUILIBRIO

Il "voler bene" è anche un continuo spettacolo scadente di equilibrismo. Per trovare un po' di "pace" e di "equilibrio", chi non Ama deve far quadrare i rapporti tra i suoi segmenti, scambiando, tra l'altro il rapporto ideale per ottimale. Chi "vuole bene" sogna spesso il compagno o la compagna ideale, mentre chi Ama è pienamente consapevole di essere il proprio compagno/la propria compagna ottimale. L'equilibrio di chi "vuole bene" è sostanzialmente un equilibrio concettuale, basato molto su idee sulla vita equilibrata, sul rapporto equilibrato, sulla personalità equilibrata, sull'equilibrio interiore ed esteriore… Quando i processi sono sperimentati e interpretati come corrispondenti ai propri parametri di equilibrio, si definisce questo stato equilibrio e ci si sente in pace (si pensa di essere in pace, ma si tratta soltanto di una diminuzione del turbamento). Questo è comunque un equilibrio fallace, anche perché con il cambiamento di significato che la mente attribuisce a un concetto (per esempio a io), l' "equilibrio" può facilmente diventare squilibrio, mostrarsi cioè per quello che è (era) effettivamente: squilibrio mascherato da equilibrio.

Per quanto sopraffini possono essere i suoi concetti sull'equilibrio, chi non Ama è sempre squilibrato: la presenza dell'identità immaginata esclude il vero equilibrio e implica equilibrismo. Chi Ama è invece equilibrio di per sé. Consapevole della propria unità e di quella onnicomprensiva (Uno Totale), non ha bisogno di cercare di relazionare i propri segmenti che, tra l'altro, sono già in Equilibrio reciproco perché le loro vibrazioni sono armonizzate con quella dell'Amore. Chi cerca l'equilibrio senza consapevolizzarsi, tenta di coordinare i propri segmenti tra loro, in questo modo accondiscende soltanto ai loro desideri non abbastanza consapevolizzati e alle loro tendenze deleterie. Chi invece ha deciso di maturare la Consapevolezza integrale, stimola i propri segmenti a essere Amore. Chi "vuole bene" è egocentrico ( Nel senso che è condizionato dall'identità immaginata, "ego"), mentre chi Ama non ha segmenti abusanti ed è pienamente il centro di se stesso, perché ha trovato la Centratura in Dio. 
La ricerca dell'equilibrio che non matura la consapevolezza modifica le modalità dello squilibrio, mentre quella qualitativa porta all'assenza di punti da equilibrare, perché porta a essere pienamente perno di se stessi, completamente consapevoli che la Reale Identità Sussiste come unico "punto" di riferimento Reale.



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lunedì 9 novembre 2009

AMORE E’ PERFEZIONE

Amore è Perfezione
Chi è Amore è libero dai concetti sulla perfezione, poiché, sperimentando soltanto Amore, sperimenta l' effettiva perfezione di ciò che percepisce.
Amore è anche sinonimo di perfezione relativa, che non è questione di forma, ma di come viene percepita. I concetti Assoluto, Dio, Realtà, , Reale Identità sono invece sinonimi di Perfezione Assoluta. A sua volta, il "voler bene" è spesso caratterizzato dalla concettualizzazione della perfezione: questo è perfetto, questo è imperfetto, la perfezione è questo e quello, che è primariamente una conseguenza della mancata sperimentazione della perfezione relativa, cioè dell'Amore. La Perfezione Assoluta è una, inconcepibile e non sperimentabile, è la Reale Identità. Quella relativa è una ed è sperimentata individualmente da ognuno che Ama, che, tra l'altro, non ha percezione di essere un individuo. Le perfezioni concettualizzate sono invece diverse da individuo a individuo. Sono tante quante le menti che le elaborano: ogni singolo che non è Amore immagina una perfezione diversa, ignorando quasi sempre che la perfezione (relativa) non è una questione di concettualizzazione, ma di consapevolezza che l'Amore è la sostanza "informe" di ogni (apparente) forma.



L’AMARE ESCLUDE IL RISENTIMENTO

L'Amare esclude il risentimento.

Durante l'Amare non c'è chi (identità immaginata) può risentirsi. Essendo condizionato dall'identità immaginata, il "voler bene" è invece complice del risentirsi, anche perché combattendo per mantenere i propri abbagli, l'identità immaginata può facilmente offendersi se le sue idee riguardo a sé, alla giustizia, al bene, al male, al mondo, a Dio…, non sono accettate o sono "addirittura" contrastate. Sino a che c'è "voler bene" non ci può essere completo perdono. Quando c'è costantemente Amore il perdono è più che completo, l'Amore è trascendimento del perdono.

Chi è Amore si è perdonato, accettandosi in tutto e per tutto, e quindi non può soggiacere al proiettare il proprio risentimento su altri. La mente sufficientemente matura è consapevole che le ragioni del risentimento consistono sostanzialmente nel conflitto tra suoi segmenti, vale a dire che il soggetto effettivo con cui è in conflitto non è esterno, ma fa parte di lei. Il risentimento può essere stimolato dall'influsso di altri, ma le sue ragioni sostanziali e quelle della risoluzione dei rancori risiedono nella mente risentita o che ha perdonato. Perdonare compiutamente altri significa la piena consapevolezza che in Verità e in Realtà non ci sono: l'Uno è Uno.


 

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AIUTARE VERAMENTE

Molti si preoccupano del mondo, aggravandone così la condizione. L’umanità ha bisogno di soluzioni, non di ulteriori preoccupazioni. Occuparsene con qualità rigenera il genere umano, preoccuparsene lo degenera. Chi conosce le soluzioni si occupa, non si preoccupa.
Preoccuparsi è facile, bisogna soltanto continuare a essere ciò che si è.
Occuparsi è difficile, bisogna migliorare se stessi, accrescere la consapevolezza, aumentare la qualità di emozioni e pensieri, liberarsi dai meccanismi controproducenti.
Aiutare veramente è semplice e facile. Non esige alcuno sforzo. La mente pienamente consapevole non può fare a meno di essere d’aiuto all’umanità, poiché è Amore è aiuto, anche se può sembrare non porgerne alcuno.
Il problema dell’umanità è la superficialità. La soluzione è operare in profondità, dall’intimità dell’essere. Dal regno dell’Amore. Può farlo solamente, lo fa costantemente, chi ha dissolto in sé ogni diversità tra superficiale e profondo, trasformandosi integralmente in ciò di cui l’umanità ha più bisogno: Pace-Amore.
Le parole non possono veramente risolvere i problemi del mondo. Sono esse stesse una ragione dei problemi e del mondo. Il sapere comunicato con qualità può aiutare l’umanità, ma la soluzione vera è la conoscenza esente da pensieri. Non si può esprimerla con le parole. Si può soltanto emanarla, quando la si è integralmente, non si può fare a meno di irradiarla costantemente.

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NATURALE NATURALEZZA

Amare incondizionatamente, indipendentemente dall’amato, perché l’amato coincide con l’amante, è bellissimo. Più precisamente, Naturale.
Essere Felici(tà) a prescindere da ciò che accade, perché La si è, è meraviglioso. Meglio, è Naturalezza.
Conoscere ogni pensiero come ignoranza è libertà (dalla conoscenza). Naturale.
Essere (in) Pace nel frastuono generale, perché nella consapevolezza che è Pace, anche il frastuono è sua totale Quiete, somma serenità. Veramente è Naturalezza.
Amare il prossimo come se stessi, perché lo si riconosce come se stessi, come apparizione in sé individuo, come elemento di Sé Totalità e come espressione di Sé Realtà, è splendido. A dire il vero è Naturale.
Amare Dio come se stessi, perché compiutamente consapevoli di essere il Figlio/Figlia che Ama Sé Padre/Madre, è più che soltanto magnifico. È Naturalezza.
Essere felici per la felicità altrui, perché è scomparsa la percezione di separazione, sembra straordinario. Invece, è Naturale.
Essere totale Appagamento, perché si è Naturalmente se stessi, sembra eccezionale. Invece è Naturalezza: Natura della consapevolezza di essere l’Uno.

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SOLITUDINE E UNO

Sensazione di solitudine:
- carenza di consapevolezza che soltanto Uno è,
- immaginazione di separazione dal mondo,
- mancanza di esperienza globale del proprio esserci.
Sì è sempre soli, con il proprio mondo, popolato dall’umanità intera. Non si può incontrare che se stessi, ogni incontro è una proiezione di sé. La piena consapevolezza di ciò fa essere sempre in compagnia di tutti.
Non si è mai soli:
- si è sempre in compagnia di tutti. Non esiste separazione. La questione è: quanto siamo aperti alla condivisione?
- Dio è sempre con noi. La questione è: quanto siamo consapevoli della Nostra Propria compagnia?
La Solitudine è uno stato immutabile. L’Uno è sempre solo con se stesso.

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NÉ GIUSTO NÉ SBAGLIATO

La vita Naturale non conosce esami.
Non conosce esaminare, esaminarsi e farsi esaminare.
Essere costantemente intenti a scappare dai giudizi e in cerca di approvazioni, paurosi di non riceverle.
Dare in mano ad altri le conferme della propria (di chi?) vita.
Una schiavitù che la vita Naturale conosce, perché era il suo stile di vita, quando ancora Naturale non era.
Ho sbagliato? Ho Fatto bene? Sono nel giusto o sto sbagliando?
Oh, che tartassamento!
Quali sono i parametri che stai usando? Sono giusti o sbagliati? O meglio, quanto sono qualitativi? In funzione di cosa?
Cosa cerchi?
L’appagamento? Perché allora stai vagando sulla strada dell’infelicità?
Pensieri, pensieri e ancora pensieri.
Scegli (puoi?) quelli che liberano dalla prigione dell’intelletto non illuminato.
Scarta (puoi?) quelli che ti rendono suo schiavo. (Chi imprigiona chi, chi [si] rende schiavo [di] chi?)

Non sei né giusto né sbagliato, sei semplicemente ciò che sei.
Potresti essere diverso, fare diversamente, in questo come in ogni momento, considerati i miliardi di influssi cui sei soggetto, “tu” immaginario soggetto?!
Libero arbitrio?
Di chi?

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DESTINO DEL DESTINO

Il destino certo è ciò che accade.
Il destino ottimale è l’Amore conosciuto come illusione, cioè la conoscenza che Dio è l’unica Realtà.
Il destino incerto è l’aggrapparsi alle presunte certezze. Quali certezze può avere una sardina nel bel mezzo dell’oceano? Diventa Oceano e capirai che il destino è un concetto dell’ignorante che immagina la Realtà dell’individualità.
Qual è il destino della sardina rispetto a quella dell’Oceano?
Qual è il destino dell’Oceano rispetto a quello della sardina?

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SUSSISTERE ED ESSERE

Sono?
Certo che sono, come individuo: io sono.
Senza esserlo non potrei affermarlo, ma lo sono anche in Realtà?
Oppure, In Realtà, sono altro dall’essere?
Certo che in Realtà, non sono!
In Realtà Sussisto Assoluto, Origine di ogni io sono.
In Realtà sono il Padre/Madre. Ogni io sono è figlio mio, figlia mia. Chi vibra integralmente di Pace e Amore è autenticamente se stesso, se stessa.
Dunque: non solo Chi sono io?, ma anche Chi sono in Realtà?
Quesiti:
- spauracchi per chi vuole continuare a immaginare "se stesso", anche per paura di vedersi totalmente nudo di "sé" (perché soltanto immagina com’è l'assenza di "sé");
- strumenti primari per l'emersione del sé vero (vibrante di Pace-Amore) e per la Scoperta del Sé Reale (Reale Identità);
- mezzi per la Felicità temporale, perché si è scoperta Quella senza tempo.
Chi sono (in Realtà)?
Rispondersi: sono (soltanto) il corpo, le emozioni, i pensieri, sono nel tempo-spazio…, indica che immaginandosi non ci si conosce veramente.
Svelarsi: sono il principio in cui risiedono il corpo, le emozioni, i pensieri, l’umanità, il mondo, l’universo, il tempo-spazio… e tutto ciò che percepisco, segnala la scoperta della verità riguardo all’essenza di se stessi individuo.
La piena certezza di non essere, in Realtà, nulla di manifesto e sperimentabile, è segno che si conosce la Verità riguardo a Se Stessi Assoluto.

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MEDITARE

Meditare.
Serve, a chi, perché?
Chi medita?
Cosa significa meditare, perché?
Resistenze a meditare?
Si può non meditare?
Meditare significa disciplinare la mente?
Può la mente non essere disciplinata?
La disciplina è una forma di rigidità?
Può la mente non essere rigida?
Impossibile non meditare. Ogni consapevolezza lo fa. Diversa è la qualità. La consapevolezza mediamente consapevole medita, medita, medita…, produce costantemente pensieri; se non è gran meditare questo. Quella pienamente consapevole è meditazione massima: Pace, Amore, pura Conoscenza di essere…, anche intervallata da pensieri? Può essere, però non diversi dall’Amore.
Meditare bene serve a meditare meglio, a produrre emozioni sempre meno diverse dall’Amore e sempre meno pensieri, sempre meno superflui. Meditare non è l’ingannarsi della mente, che fa ciò che definisce meditazione senza trasformasi beneficamente. Eseguire esercizi meditativi non vuole di per sé dire meditare qualitativamente, ma abbagliarsi spiritualmente.
Meditare bene non è soltanto un esercizio particolare. È soprattutto vita consapevolizzante. La vita pienamente consapevole ha passato l’esame del meditare e gode della laurea costante meditazione massima.
Le resistenze a meditare sono resistenze all’Amore. Meditare qualitativamente obbliga la consapevolezza a permearsi d’Amore, a esserlo integralmente.
Il meditare di qualità disciplina la mente facendole trascendere ogni rigidità. La consapevolezza è sempre molto disciplinata. Quella mediamente consapevole produce costantemente, rigidamente e con regolarità quasi impressionante, emozioni e idee superflue, giorno e notte, tranne che durante il sonno profondo. Quella pienamente consapevole è invece costantemente libertà, pura percezione di esserci, soglia per l’Estinzione.

VERITÀ E FELICITÀ

Le parole non possono veramente raccontare l’Amore, sono Sue espressioni.
L’Amore riflette profondamente l’incomprensibilità di Dio senza possibilità di spiegarLo, è Sua Espressione.
Scrivere serve nella misura in cui avvicina all’essere Amore, per ScoprirSi Dio.
Lo stesso vale per leggere.
Le parole non possono essere false o vere, le parole sono parole.
Usate per svelare divengono veritiere, menzognere quando nascondono.
Tante cose possono essere svelate, oppure nascoste dalle parole.
Tutte sorgono da Dio. Nasconderle significa nascondersi Dio. Illuminarle, aprirsi alla possibilità di ScoprirSi Dio.
Ci insegnano le parole per scoprirCi o per celarCi?
Per comprendere o soltanto per sapere?
Per imparare a riflettere autonomamente o per riflettere automaticamente “verità” non verificate?
La verità scoperta è ben altra di quella acquisita.
Sapere che bere l’acqua disseta è utile. Per l’assetato è vitale berla.
Ti rendi conto della tua profonda sete di Felicità, oppure è già stata prosciugata dall’inferno dell’afflizione?
Le verità che emergeranno in te ti avvicineranno alla Felicità.
La Verità In Realtà sono Dio ti renderà Felicità.

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ACCETTARSI

Accettarsi non significa approvare ciò che si immagina di essere, ma cessare completamente di vagheggiarlo.
Immaginarsi diversi da sé? è la prigione del piacersi–non piacersi. Percepirsi pienamente è Amarsi, senza minimamente fantasticarsi.
Accettarsi totalmente vuole dire perdonarsi completamente, per non produrre percezione diversa dal puro esserci.
L’accettazione degli altri è il riflesso dell’accettazione di se stessi. Il rifiutare gli altri è la proiezione del rifiutare se stessi. Ama il prossimo come te stesso: non immaginarlo separato da te.
L’accettarsi concettualmente riguarda le idee che si hanno su se stessi. L’accettarsi veramente libera dalle idee e dal concetto “se stessi”.
L’accettazione finale è libera da idee sull’accettazione. Non è nemmeno accettazione. È trascendimento finale della dualità accettare–rifiutare. La Pace non conosce diversità da sé.

Pace, fratello.
Amore, sorella.

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TROVARE L’AMORE VERO

Trovare l’Amore, quello vero.
C’è? Si può trovare?
Come? Quando? Dove? Perché?
Cosa significa trovare l’Amore vero?
Cos’è?
L’amore Reale si può trovare?
Sì? No? C’è?

L’Amore falso, invece?
Esiste? Si può riconoscere? Come?
L’Amore falso non si può trovare, non c’è: l’Amore è sempre Amore, il resto sono “voler bene” e voler male. Il falso amore sarebbe come la falsa pace, conflitto.

Ognuno è in parte Amore vero, la consapevolezza primaria di ognuno è Amore. Maturandosi, la consapevolezza Lo incontra integralmente, perché Lo diviene completamente.

Non esiste l’Amore Reale. È sempre irReale. Solo l’Assoluto Sussiste Reale.
Come Assoluto Sussisti, Origine dell’Amore.
ScopriLo ScoprendoTi.

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ASCOLTARSI

Ascoltarsi: chi ascolta chi?
Ascoltarsi: cosa significa?
Ascoltare le proprie esigenze: quali sono?
Ascoltare la propria natura: qual è?

È sempre la consapevolezza che ascolta se stessa: per sentirsi pienamente non può differire in nulla dalla propria natura sostanziale.
Qual è?
Pace, Amore, pura Conoscenza di essere. Esente da idee.
Perché?
Tale è la consapevolezza primaria, fondamento di ogni altra esperienza.
Ciò che la precede non è sperimentabile. Ciò che la segue impedisce di Sentirsi.
La sua esigenza sostanziale è essere Naturale.

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