Il "voler bene" è viziato dall'immaginaria tripartizione del tempo in passato, presente e futuro e questo forma fenomeni come: nostalgia, attaccamento al passato, aspettative, "vagare della mente tra passato e futuro"… Quando è integralmente Amore, la consapevolezza non immagina la tripartizione del tempo ed è esente dai fenomeni appena elencati. L'Amore è libero dal condizionamento ("psicologico") del tempo. È piena consapevolezza dell'Attimo presente.
Affinché il grigiore del "voler bene" si dissolva nella "Luce" dell'Amore, bisogna abbandonare l'attaccamento al passato e al futuro in favore della presenza integrale ora-qui.
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venerdì 20 novembre 2009
IMMAGINARIA TRIPARTIZIONE
TRASFORMARE LA MENTE E LA QUOTIDIANITÀ
Alcuni sono convinti di non poter divenire con qualità, perché immaginano di esistere in condizioni non abbastanza idonee. Tra le ragioni principali di questa convinzione c'è l'idea di non avere tempo da dedicare alla consapevolizzazione, perché si immagina che la vita spirituale sia incompatibile con la quotidianità, poiché non si sa come utilizzarla per maturare la consapevolezza, come trasformarla in ambito consapevolizzante.
La convinzione di non poter consapevolizzarsi a causa delle circostanze fa comodo ai segmenti di mente ostili al divenire veritiero, che la utilizzano per far cercare e trovare ad altri segmenti mentali giustificazioni per non consapevolizzarsi.
Ci sono condizioni di vita più benefiche di altre per la crescita della consapevolezza, ma è bene che la mente consideri che:
- gli avvenimenti, i luoghi, gli incontri, i problemi, le emozioni, i pensieri…, avvengono nella mente (che li percepisce e interpreta);
- consapevolizzandosi, migliora la qualità dei propri processi che lei stessa definisce vita quotidiana, perché aumenta la capacità di rendere le condizioni di vita opportunità consapevolizzanti, di trasformare i processi nocivi in benefici.
IDENTITÀ IMMAGINATA E CRISI DI IDENTITÀ
L'identità immaginata è la base sostanziale di crisi d'identità (esistenziali), sensi di insicurezza, depressione, tristezza, insoddisfazione, frustrazioni, sensazione di non essere completi, di non avere una vita compiuta, di non realizzazione..., che sono una logica conseguenza dell'ignorare la Reale Identità. Ignorare il Sé Reale è la crisi di identità/esistenziale primaria.
La vita sotto falsa identità (sotto falso nome) per nascondersi è in genere frustrante, ma ancora più lo è la vita che ignora la Reale Identità. Il vivere sotto falso nome, da fuggitivo, è soltanto un nascondere le mere generalità ufficiali, relative primariamente al corpo fisico: data di nascita, luogo di residenza, altezza, segni particolari... La vita ottenebrata dall'identità immaginata si cela invece la Verità che in Realtà Si Sussiste Assoluti, che è il nascondere Se Stessi Dio a se stessi individuo.
È comunque molto difficile che la mente non abbastanza consapevole comprenda a fondo che le crisi d'identità (esistenziali), le frustrazioni, la depressione, l'insoddisfazione… derivano sostanzialmente dall'ignorare Se Stessi Assoluto. Per di più, percepisce soltanto parzialmente la propria sofferenza, perché ne è assuefatta e ignora il BenEssere dell'Esistenza Illuminata.
ABBANDONARSI ALLA REALE IDENTITÀ
Abbandonandoci alla Reale Identità (Sé, Assoluto, Realtà, Dio) ci abbandoniamo a Noi Stessi Dio. L'abbandonarsi dell'individuo alla Reale Identità è una modalità del suo governarsi beneficamente, per maturare l'Esistenza illuminata.
La Reale Identità Sussiste Origine di ogni individuo e in una certa misura siamo tutti abbandonati a Lei. Si è sempre nelle mani di Dio. L'abbandonarsi significa quindi soprattutto l'intenzione di farlo in maggior misura, seguito da un abbandono più rilevante, il che comporta anche il tendere, conscio o inconscio, a conoscere la propria illusorietà individuale e Dio come unica Realtà e Reale Identità.
Abbandonandosi alla Reale Identità, si stimola direttamente la maturazione di uno dei tre approcci fondamentali al divenire veritiero, l'abbandonarsi a Dio, la via dell'Amore, il percorso della devozione.
IMMAGINARIA SEPARAZIONE
Quando "vuole bene", l'individuo immagina la separazione tra soggetto e oggetto. Quando Ama sperimenta l'effettiva unità dei cosiddetti soggetto e oggetto ed è consapevole che si tratta di due suoi aspetti, inscindibili tra loro e da lui. L'Amare è anche percezione unitaria. La consapevolezza che è integralmente Amore sperimenta la (propria) "dualità" in modo unitario, mentre quella che "vuole bene" sperimenta la (propria) sostanziale unità come se fosse dualità.
Quando "vuole bene", la consapevolezza percepisce l'immaginaria separazione del mondo esteriore da quello interiore, quando Ama no. Tutto ciò che è sperimentato fa parte della consapevolezza, sono sempre suoi segmenti che percepiscono se stessi e altri suoi segmenti. La consapevolezza che Ama è consapevole che il tempo, lo spazio e l'universo avvengono in lei.
Maturando la capacità di Amare accresce la cognizione che sia il mondo interiore sia quello che prima percepiva e definiva come esteriore, sono suoi aspetti. La convinzione errata che il secondo si trovi fuori è primariamente una conseguenza dell'identificazione con il corpo fisico, io sono il corpo e ciò che è esterno al corpo è fuori di me.
martedì 10 novembre 2009
CHI SONO IN REALTÀ?
IL CONCETTO IO
UNITÀ E MOLTEPLICITÀ
La vita che conosce la propria Origine è un'ottima medicina per se stessa. La vita inconsapevole dell'Unità si sperimenta in modo falsato, anche perché immagina la (presunta) separazione e così crea confusione, conflitti e malessere. Tra l'altro, spesso è tanto assuefatta a questi processi nocivi da notarli soltanto in minima parte.
MENTE E DESTINO
LA VITA È (SE STESSA)
L’AMORE È EQUILIBRIO
www.andreapangos.it
lunedì 9 novembre 2009
AMORE E’ PERFEZIONE
Amore è anche sinonimo di perfezione relativa, che non è questione di forma, ma di come viene percepita. I concetti Assoluto, Dio, Realtà, Sé, Reale Identità sono invece sinonimi di Perfezione Assoluta. A sua volta, il "voler bene" è spesso caratterizzato dalla concettualizzazione della perfezione: questo è perfetto, questo è imperfetto, la perfezione è questo e quello, che è primariamente una conseguenza della mancata sperimentazione della perfezione relativa, cioè dell'Amore. La Perfezione Assoluta è una, inconcepibile e non sperimentabile, è la Reale Identità. Quella relativa è una ed è sperimentata individualmente da ognuno che Ama, che, tra l'altro, non ha percezione di essere un individuo. Le perfezioni concettualizzate sono invece diverse da individuo a individuo. Sono tante quante le menti che le elaborano: ogni singolo che non è Amore immagina una perfezione diversa, ignorando quasi sempre che la perfezione (relativa) non è una questione di concettualizzazione, ma di consapevolezza che l'Amore è la sostanza "informe" di ogni (apparente) forma.
L’AMARE ESCLUDE IL RISENTIMENTO
L'Amare esclude il risentimento.
Durante l'Amare non c'è chi (identità immaginata) può risentirsi. Essendo condizionato dall'identità immaginata, il "voler bene" è invece complice del risentirsi, anche perché combattendo per mantenere i propri abbagli, l'identità immaginata può facilmente offendersi se le sue idee riguardo a sé, alla giustizia, al bene, al male, al mondo, a Dio…, non sono accettate o sono "addirittura" contrastate. Sino a che c'è "voler bene" non ci può essere completo perdono. Quando c'è costantemente Amore il perdono è più che completo, l'Amore è trascendimento del perdono.
Chi è Amore si è perdonato, accettandosi in tutto e per tutto, e quindi non può soggiacere al proiettare il proprio risentimento su altri. La mente sufficientemente matura è consapevole che le ragioni del risentimento consistono sostanzialmente nel conflitto tra suoi segmenti, vale a dire che il soggetto effettivo con cui è in conflitto non è esterno, ma fa parte di lei. Il risentimento può essere stimolato dall'influsso di altri, ma le sue ragioni sostanziali e quelle della risoluzione dei rancori risiedono nella mente risentita o che ha perdonato. Perdonare compiutamente altri significa la piena consapevolezza che in Verità e in Realtà non ci sono: l'Uno è Uno.